I ricercatori provenienti da IMIM (Hospital del Mar Medical Research Institute – Barcelona) hanno identificato una nuova proteina, galectina-1 (Gal1), come un possibile obiettivo terapeutico per il cancro al pancreas (adenocarcinoma del dotto pancreatico).
Per la prima volta è stato dimostrato che gli effetti della inibizione di questa proteina in topi affetti questo tipo di cancro, comporta un aumento della sopravvivenza del 20%. Questo potrebbe essere un obiettivo terapeutico senza effetti negativi.
“Il nostro contributo è diretto verso la riduzione della galectina-1 che colpisce principalmente il sistema immunitario e le cellule e la struttura che circonda le cellule tumorali, che si chiama stroma. Pertanto, galectin-1 come bersaglio terapeutico è un grande potenziale“, spiega il Dr. Pilar Navarro, coordinatore del gruppo di ricerca.
Una nuova tecnica di conservazione promette di estendere notevolmente l’arco di tempo durante il quale organi prelevati da un donatore possono essere trapiantati.
La nuova tecnica, sperimentata per ora sui topi è frutto del lavoro dei ricercatori della Harvard Medical School di Boston che hanno pubblicato il lavoro sulla rivista “Nature Medicine“.
Attualmente la tecnica consente di preservare gli organi per un periodo molto limitato (4-6 ore il cuore, 12 ore il fegato e 24 il rene) sfruttando il rallentamento dei processi metabolici e biologici prodotto dal raffreddamento dell’organo a una temperatura di poco superiore a 0 °C.
La nuova tecnologia, combina bassissime temperature (fino a – 6 °C, senza indurre il congelamento) con perfusioni di sostanze protettive per i tessuti (composto del glucosio, il 3-OMG, che non viene metabolizzato dalle cellule), estendendo i limiti di conservazione fino a 4 giorni. Il prossimo passo consisterà nel testare il metodo su animali più grandi.
Una nuova ricerca dell’University College of London suggerisce che un semplice esame del sangue potrebbe essere in grado di predire se una donna è a rischio di sviluppare un cancro al seno.
Nello studio è stata identifica una firma epigenetica nel sangue di donne predisposte per cancro al seno a causa di una mutazione genetica ereditaria del gene BRCA1 (La mutazione BRCA1 viene ereditata da un genitore, ed è la causa di almeno il dieci per cento dei tumori al seno). Sorprendentemente, la stessa firma è stata scoperta nel sangue di donne senza una mutazione BRCA1, ma che hanno sviluppato lo stesso un tumore al seno. Questo permette di avere un potenziale marcatore precoce del cancro al seno nella popolazione generale.
Il Professor Widschwendter dice: “I dati sono incoraggianti, poiché dimostrano le potenzialità di un esame del sangue basato sulle prove epigenetiche per identificare il rischio di cancro al seno nelle donne senza che ci siano predisposizioni a mutazioni genetiche.”
Il meccanismo epigenetico alla base del processo è chiamato metilazione del DNA. I risultati ottenuti saranno utilizzati a breve in ambito clinico. (Cancer Breakthrough Breast).
I ricercatori del German Cancer Research Center, Heidelberg, Germania hanno sperimentato con successo sui topi un vaccino contro il cancro al cervello.
Il vaccino agisce innescando una risposta immunitaria contro cellule tumorali che presentano una specifica mutazione in una proteina chiamata IDH1, che e’ presente in una grande frazione dei gliomi, tumori che nascono dalle cellule gliali del cervello e della colonna vertebrale.
Tumorzellen mit der hochspezifischen Mutation: blau markiert sind die Zellkerne, braun das veränderte IDH1-Protein im Zytoplasma und in den Zellfortsätzen Foto: von Deimling
Le mutazioni nella proteina IDH1 rappresentano un evento precoce nello sviluppo di alcuni gliomi a basso grado (a lenta crescita: Astrocitomi e oligodendrogliomi) difficili da rimuovere totalmente e incurabili. La ricerca dimostra come le mutazioni di IDH1 rappresentino un obiettivo terapeutico promettente per il trattamento di questi gliomi.
Al fine di testare la sicurezza del vaccino è previsto a breve l’avvio di una sperimentazione clinica.
I ricercatori della Technische Universität München (TUM) di Monaco di Baviera, hanno identificato una proteina nelle cellule della mucosa intestinale causa delle malattie infiammatorie intestinali (IBD).
I ricercatori hanno esaminato il ruolo della proteina omologa C/EBP (CHOP) nello sviluppo dell’infiammazione intestinale cronica. Negli esperimenti hanno modificato il Dna in modo che le cellule epiteliali intestinali dei topi producessero grandi quantita’ di questa proteina. L’elevata presenza della CHOP ha reso i topi piu’ suscettibili di infiammazione intestinale.
Cross section of an injury in the large intestine with the intestinal epithelium shown in red. The healing process is characterized by rapid cell division in the wound region (green areas). Where there is a high concentration of the CHOP protein, the epithelium is slower to heal (region with red outline). (Image: N. Waldschmitt / TUM)
“Contrariamente a quanto ipotizzato, non è la concentrazione alta di CHOP che provoca la morte delle cellule epiteliali“, spiega il Prof. Dirk Haller. “Piuttosto, le proteine CHOP inibiscono la divisione cellulare, rallentando così la rigenerazione della mucosa dopo la lesione.”
Queste lesioni, che possono essere causate da una infezione, sono spesso il primo passo per infiammazione cronica dell’intestino come la malattia di Crohn o la colite ulcerosa – le due forme più comuni di IBD.
Esiste una correlazione tra processi infiammatori cronici, come la colite ulcerosa, e l’aumentato rischio di insorgenza del cancro. È quanto dimostra uno studio dell’Università di Bologna e dall’Azienda Ospedaliera S.Orsola-Malpighi, pubblicato sulla rivista scientifica “Oncogene“.
La ricerca ha dimostrato la correlazione non solo in vitro, ma anche “in vivo” su pazienti ricoverati con diagnosi di colite ulcerosa.
“Quando si sviluppa un processo infiammatorio cronico nel corpo umano, viene rilasciata nei tessuti una sostanza, denominata interleuchina-6 (IL-6). In questo studio abbiamo dimostrato che IL-6 è responsabile di una riduzione delle difese anti-tumorali delle cellule, facendo assumere loro alcune caratteristiche tipiche delle cellule neoplastiche” – afferma la dott.ssa Elisa Brighenti.
“Abbiamo dimostrato che l’esposizione cronica all’IL-6 è in grado di far acquisire alle cellule la capacità di migrare ed invadere anche i tessuti circostanti” – conclude la ricercatrice.
Un team di ricercatori del Gerry Wright of the Institute for Infectious Disease Research at McMaster University in Canada ha scoperto una molecola derivata da fungo, conosciuto come AMA (aspergillomarasmine A), che è in grado di disarmare uno dei geni resistente agli antibiotici più pericolosi: NDM-1 (New Delhi Metallo-beta-Lactamase-1), identificato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come una minaccia per la salute pubblica globale.
Secondo i ricercatori, NDM-1 ha bisogno di zinco per sopravvivere.“Abbiamo cercato di trovare un modo per rimuovere lo zinco dal gene senza innescare un effetto tossico, e sembra che la molecola AMA possa fare proprio questo“. I risultati sono pubblicati online dalla rivista Nature.
I ricercatori dell’Università Jiao Tong di Shanghai hanno trapiantato simultaneamente cellule staminali neurali e vascolari riducendo i danni cerebrali causati dall’ictus, migliorando così i tassi di recupero nei topi da esperimento.
“I nostri risultati dimostrano che il co-trapianto precoce riesce a sostituire le cellule perse dopo un ictus“, ha commentato Wei-Qiang Gao, leader dello studio. “Non solo, la strategia previene anche ulteriori deterioramenti del cervello danneggiato dopo un ictus ischemico“.
I risultati della ricerca costituiscono una promettente strategia per trattare l’ictus nell’uomo. La pubblicazione è stata fatta sulla rivista “Stem Cell Reports“.
Sono 441 i pazienti che in 55 centri del Canada, Europa e Stati Uniti si sono fatti impiantare un microdispositivo sotto la pelle (prodotto da Medtronics) che registra il battito cardiaco per anni. Il dispositivo lancia un segnale d’allarme in caso di aritmie asintomatiche non rilevabili dai metodi diagnostici tradizionali che costituiscono una delle principali cause di ictus.
Lo studio CRYSTAL AF (Cryptogenetic Stroke and Underlying Atrial Fibrillation), pubblicato sulla rivista “New England Journal Medicine” è la più grande sperimentazione clinica in questo campo e cambierà molto nel futuro della prevenzione delle recidive di ictus. “Il vantaggio consiste nel poter prevenire più efficacemente la recidiva con una terapia anticoagulante: i farmaci antiaggreganti, infatti, che si usano più comunemente, hanno un’efficacia limitata nella prevenzione dell’ictus causato da fibrillazione atriale” – afferma Vincenzo Di Lazzaro direttore della Neurologia dell’Università Campus Biomedico di Roma.
Un gene noto per controllare la crescita e lo sviluppo del cervello è fortemente coinvolto nella promozione della forma più comune di cancro del rene, ad affermarlo i ricercatori della Mayo Clinic in Florida che hanno pubblicato lo studio sulla rivista “Cancer Research“.
Il gene NPTX2 (Neuronal Pentraxin 2), svolge un ruolo essenziale in questo tipo di cancro, è resistente alla chemioterapia comune ed ha un tasso di sopravvivenza a cinque anni inferiore al 10 per cento in pazienti con malattia metastatica.
“Abbiamo scoperto che un gene noto per svolgere un ruolo nel cervello sano è anche il n°1 nel più letale di tutti i tumori urologici“, dice il prof. John A. Copland. “Il gene NPTX2 non è espresso nel tessuto renale normale“.
E’ stato scoperto anche che un recettore per la proteina NPTX2 – noto come GluR4 – presente nel cervello si trova anche nei campioni tumorali renali.
Bloccando i canali GluR4 si portano a morte le cellule tumorali, evidenziando una possibile via di terapia.
Il documento raccomanda lo screening almeno una volta, con una ecografia per gli uomini 65-75 che fumano, o per coloro che hanno fumato almeno 100 sigarette nella loro vita. “E’ importante lo screening, perché la maggior parte delle persone con aneurismi dell’aorta addominale non hanno sintomi.” dice il Dott. Gloviczki presidente della Society for Vascular Surgery.
Il composto chiamato lavado – può ridurre o bloccare i danni alle vie nervose presenti nei pazienti con malattia di Alzheimer. Questo significa che i sintomi della malattia – come il declino cognitivo – potrebbero essere evitati.
Il Lavado impedisce che la proteina β-amiloide (Ap) formi gradualmente grumi appiccicosi nel cervello, che sono noti per danneggiare le cellule nervose negli ammalati di Alzheimer.
“Dato che il declino cognitivo nella malattia di Alzheimer si avvia decenni prima della comparsa dei sintomi, crediamo che i nostri risultati hanno implicazioni di massima per la prevenzione della malattia di Alzheimer e la demenza“. Afferma Giulio Maria Pasinetti, MD, PhD, professore di Neurologia.
Lo studio suggerire che quantità adeguate di specifici polifenoli del cacao nella dieta nel corso del tempo, modificano la struttura fisica di oligomeri Ap, impediscono la formazione di agglomerati che danneggiano il cervello.
Sono state pubblicate le annuali classifiche stilate dal quotidiano “Il Sole 24ore” che mette a confronto 77 università tra statali e private. Dominatrici incontrastate del primo gruppo le università di Trento e Verona, seguite dal Politecnico di Milano e dall’Università Statale di Bologna.Tra gli atenei non statali, invece, spiccano il San Raffele di Milano, la Bocconi, la Luiss di Roma e il Roma Campus Biomedico.
Quest’anno sono stati introdotti nuovi indicatori per la didattica e la ricerca. Per la didattica l’indicatore degli stage e il voto degli studenti. Per la Ricerca è stato determinante l’apporto dell’Agenzia nazionale di valutazione.
Gli scienziati dell’Harvard Medical School di Boston e del Massachusetts General Hospital, hanno trovato e svelato quello che sembra essere il collegamento tra lo stress e gli eventi cardiaci come infarto del miocardio e ictus.
The activation of bone marrow hematopoietic stem cells by chronic stress raises circulating leukocyte levels and increases atherosclerotic plaque inflammation.
I ricercatori hanno esaminato l’effetto dello stress cronico in topi sani, indotto da fattori sociali o ambientali. Lo stress attivava fibre nervose nel midollo osseo portano a una proliferazione di cellule staminali e a un aumento di produzione di globuli bianchi. L’aumento dei globuli bianchi sembrava indurre infiammazione e placche aterosclerotiche nei topi predisposti, che ricordavano quelle “lesioni” vulnerabili che negli esseri umani possono facilmente rompersi e causare attacchi di cuore.
“I leucociti, spiega il dott. Nahrendorf, rilasciano enzimi che ammorbidiscono il tessuto connettivo e portano alla rottura della placca. Questa è la tipica causa di infarto del miocardio e di ictus“.
Un nuovo test diagnostico per il cancro esofageo, grazie alla scoperta di una mutazione genetica è stato messo punto dai ricercatori del Cancer Research UK. La ricerca è stata pubblicata su “Nature Genetics“.
Il Cytosponge test, che è ancora in fase di sviluppo consiste nel deglutire una capsula attaccata a un pezzo di filo. All’interno della capsula c’è una spugna e, quando la capsula raggiunge lo stomaco, il rivestimento esterno della capsula si dissolve. Si estrae la spugna, che raccoglie le cellule esofagee che analizzate permettono di trovare le mutazioni del gene TP53 precursore del cancro all’esofago.
Uno studio condotto dai ricercatori dell’ University of Southern California di Los Angeles e pubblicato sulla rivista “The Journal of Gerontology Series“, afferma che lo smog accelera il declino cognitivo e provoca una graduale perdita delle funzioni cognitive.
I ricercatori hanno tratto le informazioni da una ricerca iniziata nel 1986, da cui hanno selezionato 780 partecipanti sopra i 55 anni di eta’. Le funzioni cognitive sono state misurate con test matematici e di memoria.
Dai risultati è emerso che coloro che abitavano in zone altamente inquinate (concentrazione di pm2,5, le cosiddette polveri sottili di 15 microgrammi per metrocubo), avevano un aumentato declino delle facoltà cognitive.
L’American Cancer Society Prostate Cancer Survivorship Care ha pubblicato sulla rivista CA: A Cancer Journal for Clinicians le nuove linee guida per gestire gli effetti a lungo termine conseguenti al trattamento dei pazienti sopravvissuti al cancro prostatico.
“Lo scopo è di promuovere la salute e la qualità della vita nei sopravvissuti a un cancro alla prostata, facilitando l’assistenza post-trattamento da parte dei medici di famiglia” afferma Rebecca Cowens-Alvarado coordinatore delle linee guida.
Il documento riguarda la promozione della salute, la sorveglianza per le recidive, lo screening per secondi tumori primitivi nonché la valutazione e la gestione del benessere psico-fisico a lungo termine.
I ricercatori della Oxford University nel Regno Unito stanno sperimentando in un trial clinico degli occhiali ‘intelligenti’, che aiutino le persone ipovedenti (vista gravemente compromessa).
Questi occhiali sono in grado di migliorare la definizione degli oggetti vicini all’osservatore, e fornire un’interpretazione più chiara dello spazio circostante. Funzionano combinando le informazioni trasmesse da un fascio di raggi infrarossi e da una normale videocamera.
Un piccolo computer elabora i dati prima che vengano proiettati sulle lenti sotto forma di disegni, con gli oggetti più vicini che appaiono più luminosi (video).
“L’idea degli occhiali intelligenti è quella di dare alle persone con problemi di vista un aiuto per aumentare la loro consapevolezza di ciò che stà intorno a loro – questo consente una maggiore libertà, indipendenza, e un gran miglioramento della qualità della vita“, dice il dottor Stephen Hicks del Oxford’s Nuffield Department of Clinical Neurosciences presso l’Università di Oxford.
Gli occhiali hi-tech “Smart Glass”, che si spera costeranno non più di uno smartphone, permetteranno a chi li indossa di “vedere” il movimento e le espressioni facciali. Nonostante il prototipo sia ingombrante, la tecnologia sta avanzando così rapidamente che i ricercatori sperano che il prodotto finale sarà non più grande dei comuni occhiali da sole.
Sono state pubblicate a cura del Canadian Paediatric Society le linee guida sulla diagnosi e gestione delle infezioni del tratto urinario in neonati (> 2 mesi) e bambini.
Il precedente documento risaliva al 2004. Il trattamento antibiotico è consigliato in presenza di febbre (> 39,0 °C rettale) per un periodo da sette a dieci giorni. Nei bambini al disotto dei due anni la diagnosi deve essere fatta attraverso una ecografia vescica-rene per individuare eventuali anomalie renali significative.
I ricercatori del Biomedical Research Centre – Norwich Medical School University of East Anglia hanno fatto un grosso passo avanti nella corsa per risolvere il problema della resistenza agli antibiotici da parte dei batteri.
Il nuovo studio pubblicato sulla rivista “Nature” rivela il tallone d’Achille della barriera difensiva che circonda le cellule batteriche resistenti ai farmaci. I risultati aprono la strada a una nuova ondata di farmaci che possono uccidere i superbatteri abbattendo le loro mura difensive (barriera protettiva), piuttosto che attaccandoli direttamente.
Secondo i ricercatori, le cellule dei batteri gram-negativi hanno una membrana densa a base lipidica esterna che agisce come barriera difensiva, proteggendoli dagli attacchi del sistema immunitario umano e antibiotici. “Abbiamo identificato il percorso e il cancello utilizzato dai batteri per trasportare i mattoni per costruire la barriera sulla superficie esterna, abbiamo dimostrato che i batteri sarebbero morti se il cancello fosse stato bloccato.” spiega il Prof. Changjang Dong del Medical School di Norwich coordinatore della ricerca.
Stiamo lavorando allo sviluppo di piccole molecole che colpiscano direttamente questa barriera difensiva.
Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università del Missouri (MU) mostra che un composto progettato da Roche Pharmaceuticals come farmaco per abbassare il colesterolo, può uccidere le cellule tumorali e fermare la progressione del tumore della mammella in tumori ormono-dipendenti, che rappresentano la maggior parte dei tumori al seno nelle donne.
Researchers say cholesterol contributes to hormone resistance because cells use it to make hormones.
“Il composto ha mostrato proprietà antitumorali in entrambi i campioni umani, e in campioni che sono stati somministrati tramite iniezione in topi. In entrambi i casi, le proteine che causano la crescita del tumore sono state eliminate, portando le cellule più aggressive alla morte.” – afferma il Prof. Hyder del Dalton Cardiovascular Research Center nel Missouri.
Il colesterolo è un importante componente strutturale delle membrane cellulari e si trova in tutte le cellule animali; le cellule tumorali hanno bisogno di colesterolo per alimentare la loro crescita.
I ricercatori dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù hanno applicato una nuova tecnica di trapianto di midollo su bambini colpiti da immunodeficienze severe, rare malattie genetiche dell’infanzia, leucemie e tumori del sangue. Anche in assenza di un donatore completamente compatibile, la nuova tecnica rende possibile il trapianto di midollo da uno dei 2 genitori con percentuali di guarigione sovrapponibili a quelle ottenute utilizzando un donatore perfettamente idoneo.
La una nuova tecnica consiste nella manipolazione delle cellule staminali con eliminazione delle cellule cattive (linfociti T alfa/beta+), responsabili dello sviluppo di complicanze legate all’aggressione da parte di cellule del donatore sui tessuti del ricevente (Graft versus host disease). Vengono lasciate attive elevate quantità di cellule buone (linfociti T gamma/delta+, cellule Natural Killer), capaci di proteggere il bambino da infezioni severe soprattutto nei primi 4 mesi dopo il trapianto.
Questa innovativa procedura di trattamento cellulare è pubblicata sulla rivista Blood ed è stata sperimentata su 23 pazienti pediatrici affetti da patologie rare.
Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente dell’Università di Foggia ha messo a punto un rivoluzionario metodo attraverso cui vengono modificate le proteine del glutine, che subiscono cambiamenti tali da non scatenare – nel soggetto affetto da celiachia – la cosiddetta “cascata infiammatoria”, meglio nota come “intolleranza al glutine”.
Il metodo consente di ottenere Gluten Friendly (letteralmente “glutine amichevole”, ovvero glutine non più dannoso per il celiaco) per tutte quelle farine destinate alla preparazione di pasta e prodotti da forno comunemente ottenuti dal frumento.
La novità del processo è che i cambiamenti, a cui sono state sottoposte le proteine del glutine, non sono opera di enzimi microbici ma sono semplicemente il frutto di un trattamento chimico-fisico (acqua e microonde per pochi secondi) applicato sulla granella (seme) prima della molitura.
Il trattamento non influenza negativamente le proprietà tecnologiche delle farine che formano l’impasto, permettendo, quindi, la preparazione di prodotti assimilabili per gusto ed aspetto a quelli comunemente utilizzati nell’alimentazione Mediterranea.
Un metodo rivoluzionario; il Magnifico Rettore afferma: “Potremmo essere di fronte a una scoperta scientifica di valore assoluto“. La domanda di brevetto di questa scoperta è stata depositata in Italia, presso il Ministero dello sviluppo economico, e a livello internazionale attraverso il Patent Cooperation Treaty (PCT).
La carie dentale è una delle malattie batteriche più comuni che provoca la demineralizzazione e la distruzione dei tessuti duri del dente (smalto, dentina). L’attuale trattamento comporta la perforazione del dente per eliminare la carie e riempimento con materiali di restauro come amalgalma, resina, etc.
Ora, i ricercatori dentali del King College di Londra hanno trovato il modo di invertire elettricamente il processo di decadimento consentendo ai denti la ‘rimineralizzazione’ – Electrically Accelerated and Enhanced Remineralisation (EAER).
In particolare affermano che il dispositivo aumenta processo di riparazione naturale del dente accelerando il processo con cui calcio e fosfato sali minerali rientrano nel dente per riparare il danno.
Il metodo si sviluppa in due fasi: la prima permette di preparare la parte danneggiata dello strato esterno dello smalto del dente, la seconda utilizza una bassa corrente elettrica indolore per riparare il sito danneggiato. Sembra proprio la fine delle otturazioni
La società Reminova Ltd in collaborazione con il King College porterà la nuova tecnica sul mercato entro 3 anni.