I neutrofili possono essere armi antitumorali fondamentali.

I globuli bianchi chiamati neutrofili hanno un ruolo non apprezzato nell’eradicazione dei tumori solidi, secondo una scoperta a sorpresa di un team guidato dagli scienziati della Weill Cornell Medicine.

I ricercatori hanno studiato come un’immunoterapia basata su cellule T sia stata in grado di distruggere i tumori del melanoma. In particolare le cellule T, attaccando i tumori, attivavano uno sciame di neutrofili, che a loro volta uccidevano le cellule tumorali che le cellule T non potevano eliminare. I risultati potrebbero portare a nuove immunoterapie che sfruttano questa inaspettata ma potente risposta immunitaria antitumorale.

Biopsies from melanoma patients who were treated or not with immune checkpoint blockade were stained for neutrophil activation. Left: Biopsy of an untreated patient, with white arrow showing neutrophils. Right: Biopsy of a patient treated with immunotherapy, with yellow arrows showing activated neutrophils.

Nello studio, i ricercatori hanno studiato un’immunoterapia sperimentale che include un farmaco per aumentare l’attività e la proliferazione delle cellule T, oltre a cellule T che sono state ingegnerizzate per riconoscere un antigene associato al melanoma.

I tumori a volte possono eludere un’immunoterapia mirata a uno specifico antigene tumorale semplicemente cessando di esprimere quell’antigene: le cellule tumorali che non esprimono l’antigene sono chiamate “varianti di fuga”. Tuttavia, i ricercatori hanno scoperto che la loro terapia con cellule T potenziate potrebbe eliminare i melanomi, nei modelli murini standard, anche quando una grande porzione delle cellule di melanoma mancava dell’antigene mirato, Trp1.

I risultati sono stati particolarmente sorprendenti perché studi precedenti hanno dimostrato che i neutrofili attorno a un tumore spesso agiscono come alleati del tumore.
Le nuove scoperte suggeriscono che nel contesto di una forte immunoterapia che include cellule T ingegnerizzate mirate agli antigeni tumorali e un potenziamento generale delle funzioni delle cellule T, i neutrofili possono svolgere un ruolo antitumorale significativo, anzi, un ruolo essenziale nel rastrellare le cellule tumorali varianti di fuga che altrimenti manterrebbero in vita il tumore.

Leggi il full text dell’articolo:
T cell immunotherapies engage neutrophils to eliminate tumor antigen escape variants
Daniel Hirschhorn, Sadna Budhu, Lukas Kraehenbuehl,… et al.
Cell VOLUME 186, ISSUE 7, P1432-1447.E17, MARCH 30, 2023

Fonte: Weill Cornell Medicine

Le cellule T nel sangue producono acetilcolina.

L’acetilcolina interviene in numerose funzioni fisiologiche, come la regolazione delle contrazioni cardiache e della pressione sanguigna, la peristalsi intestinale, la secrezione ghiandolare, ecc. In genere è un mediatore eccitatorio.

KI researchers have discovered that certain T cells in the blood can produce acetylcholine. Image: Getty Images

La fonte dell’acetilcolina nel sangue non è chiara. Ora, i ricercatori del Karolinska Institutet hanno scoperto che alcune cellule T nel sangue umano possono produrre acetilcolina, che può aiutare a regolare la pressione sanguigna e l’infiammazione. Lo studio, pubblicato su PNAS, dimostra anche una possibile associazione tra queste cellule immunitarie in pazienti gravemente malati e il rischio di morte.

“Questo conferma le scoperte precedenti in diversi sistemi modello e può contribuire allo sviluppo di trattamenti per le malattie cardiovascolari e le malattie infiammatorie” – afferma la prof.ssa Laura Tarnowski del Karolinska Institutet.

Leggi il full text dell’articolo:
Cholinergic regulation of vascular endothelial function by human ChAT+ T cells.
Tarnawski L, Shavva VS, Kort EJ, Zhuge Z, Nilsson I, Gallina AL, Martínez-Enguita D, Heller Sahlgren B, Weiland M, Caravaca AS, Schmidt S, Chen P, Abbas K, Wang FH, Ahmed O,Eberhardson M, Färnert A,
Weitzberg E, Gustafsson M, Kehr J, Malin SG, Hult H, Carlström M, Jovinge S, Olofsson PS.
PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences), online 29 March 2023, doi: 10.1073/pnas.2212476120.

Fonte: Karolinska Institutet