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Archive for 12 gennaio 2016

Accp: Linee guida sulla terapia antitrombotica del tromboembolismo venoso.

Posted by giorgiobertin su gennaio 12, 2016

L’American College of Chest Physicians (Accp) ha pubblicato sulla rivista “Chest” la decima edizione delle linee guida sulla terapia antitrombotica del tromboembolismo venoso (venous thromboembolism – VTE), tra cui l’uso dei nuovi anticoagulanti orali non-antagonisti della vitamina K.

CHEST_Journal_Article

Una delle principali modifiche di questa edizione rispetto alla precedente è relativa ai nuovi anticoagulanti orali che sono da preferire al warfarin per il trattamento iniziale e a lungo termine del tromboembolismo venoso nei pazienti non affetti da neoplasie. I nuovi studi dimostrano infatti che rispetto al warfarin gli anticoagulanti orali non inibitori della vitamina K come dabigatran, rivaroxaban, apixaban ed edoxaban offrono un ridotto rischio di sanguinamento.

Scarica e leggi il documento in full text:
Antithrombotic Therapy for VTE Disease: CHEST Guideline
Clive Kearon, MD, PhD; Elie A. Akl, MD, MPH, PhD; Joseph Ornelas, PhD; Allen Blaivas, DO, FCCP; David Jimenez, MD, PhD, FCCP; Henri Bounameaux, MD; Menno Huisman, MD, PhD; Christopher S. King, MD, FCCP; Timothy Morris, MD, FCCP; Namita Sood, MD, FCCP; Scott M. Stevens, MD; Janine R.E. Vintch, MD, FCCP; Philip Wells, MD; Scott C. Woller, MD; Col. Lisa Moores, MD, FCCP
Chest. 2016. doi:10.1016/j.chest.2015.11.026

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Diclofenac: un antidolorifico con proprietà anticancro.

Posted by giorgiobertin su gennaio 12, 2016

Diclofenac, un antidolorifico comune, ha notevoli proprietà anti-cancro, secondo i ricercatori che lavorano al progetto ReDO (The Repurposing Drugs in Oncology), una collaborazione internazionale per scoprire nuovi farmaci contro il cancro.

Diclofenac

Diclofenac è ​​un farmaco antinfiammatorio non steroideo noto e ampiamente utilizzato (FANS) usato per trattare il dolore in condizioni come l’artrite reumatoide, così come emicrania, febbre, gotta acuta e dolore post-operatorio. E’ disponibile come farmaco generico e a basso costo.
Dati i molteplici meccanismi di azione del diclofenac, soprattutto in relazione all’angiogenesi e al sistema immunitario, si scopre che questo è un farmaco con un enorme potenziale per il trattamento del cancro, specialmente quando somministrato nel periodo perioperatorio.

I FANS hanno mostrato risultati promettenti nella prevenzione del cancro, ma ora ci sono prove emergenti che tali farmaci possono essere utili nel trattamento del cancro. Diclofenac assunto in combinazione con altri trattamenti, come la chemioterapia e la radioterapia, può migliorare la loro efficacia” – affermano gli autori.

Se confermiamo i dati, ridurre il rischio di metastasi post-chirurgiche attraverso l’uso di farmaci come il diclofenac può rappresentare una grande vittoria nella lotta contro il cancro“. “Questi farmaci sono agenti multi-target con effetti interessanti e utili su più percorsi di interesse oncologico” – afferma Pan Pantziarka primo autore dello studio.

Scarica e leggi il full text dell’articolo:
Repurposing Drugs in Oncology (ReDO)—diclofenac as an anti-cancer agent.
Pan Pantziarka, Vidula Sukhatme, Gauthier Bouche, Lydie Melhuis, Vikas P Sukhatme.
ecancermedicalscience, 2016; 10 DOI: 10.3332/ecancer.2016.610

The Repurposing Drugs in Oncology (ReDO) project

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Identificata interazione proteica per un sottotipo di tumore al cervello.

Posted by giorgiobertin su gennaio 12, 2016

Gli scienziati del St. Jude Children’s Research Hospital e dell’University of Würzburg in Germania, hanno identificato l’interazione di due proteine  che è un segno distintivo di un sottotipo aggressivo di tumore al cervello, il medulloblastoma. La ricerca pubblicata sulla rivista “Cancer Cell” può fornire una nuova strategia di trattamento.

cancer_cells

Le proteine ​​Myc e MYCN, appartenenti alla stessa famiglia di proteine e generalmente considerate intercambiabili, portano a due distinti sottotipi di medulloblastoma quando sono sovraespresse nello sviluppo dei neuroni: gruppo 3 e Sonic hedgehog (SHH). I ricercatori hanno dimostrato che la proteina Miz1 svolge un ruolo fondamentale nel determinare l’identità del tumore. In particolare Miz1 si lega in modo efficace con Myc ma non con MYCN. Il risultante complesso Myc-Miz1 si lega al DNA, alterando l’espressione genica guidando la crescita e la diffusione del medulloblastoma gruppo 3.

Questo studio dimostra non solo che l’interazione Myc-Miz1 è necessaria per lo sviluppo del medulloblastoma gruppo 3, ma ha anche mostrato che l’inibizione di tale interazione riduce drasticamente l’aggressività del tumore“, ha dichiarato Martine Roussel, coordinatore della ricerca.
Lo sforzo per scoprire nuovi farmaci che inibiscano l’interazione Myc-Miz1 è già iniziata. 

Leggi abstract dell’articolo:
The Interaction of Myc with Miz1 Defines Medulloblastoma Subgroup Identity.
BaoHan T. Vo, Elmar Wolf, Daisuke Kawauchi, Anneli Gebhardt, Jerold E. Rehg, David Finkelstein, Susanne Walz, Brian L. Murphy, Yong Ha Youn, Young-Goo Han, Martin Eilers, Martine F. Roussel.
Cancer Cell, 2016; 29 (1): 5 DOI: 10.1016/j.ccell.2015.12.003

Fonte ed approfondimenti: St. Jude Children’s Research Hospital

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Nuovi possibili trattamenti per il morbo di Alzheimer.

Posted by giorgiobertin su gennaio 12, 2016

Uno studio dell’Università di Southampton pubblicato sulla rivista “Brain“, ha scoperto che bloccando un recettore nel cervello responsabile della regolamentazione e produzione di nuove cellule immunitarie è possibile ridurre i problemi di memoria e i cambiamenti di comportamento nelle persone affette dalla malattia di Alzheimer.

Nello studio è stato utilizzato un farmaco per bloccare la produzione di queste cellule, dette microgliali, nel cervello dei topi con un effetto positivo. I ricercatori affermano di “risultati emozionanti” che nel tempo “potrebbero portare a nuove cure” per combattere questa malattia.

microglial cells
Microglial cells (green) accumulated and proliferating (red) around an Amyloid Beta plaque (blue). Credit Image University of Southampton.

Il nuovo studio suggerisce che “il bersaglio deve essere l’infiammazione cerebrale causata da un accumulo di cellule immunitarie della microglia“, spiega Diego Gomez-Nicola, autore principale dello studio. Fino ad ora, la maggior parte dei medicinali utilizzati per la demenza prendeva di mira le placche amiloidi nel cervello, che sono una caratteristica delle persone con Alzheimer. Dai risultati di questa ricerca si dimostra  che è un’infiammazione nel cervello a guidare lo sviluppo della malattia.
E ‘sempre più chiaro che l’infiammazione è un elemento chiave in certe malattie neurodegenerative“.
Nei topi è stato usato un medicinale che blocca un recettore – chiamato Csf1r – responsabile dell’aumento delle cellule microgliali nel cervello.

Il passo successivo sarà di lavorare a stretto contatto con i nostri partner nel settore per trovare un farmaco sicuro e adatto che possa essere testato negli esseri umani” – conclude il prof. Diego Gomez-Nicola.

Leggi abstract dell’articolo:
Pharmacological targeting of CSF1R inhibits microglial proliferation and prevents the progression of Alzheimer’s-like pathology
Adrian Olmos-Alonso, Sjoerd T. T. Schetters, Sarmi Sri, Katharine Askew, RenzoMancuso, Mariana Vargas-Caballero, Christian Holscher, V. Hugh Perry, DiegoGomez-Nicola

Fonte: Università di Southampton – BBC news

 

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