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Archive for 11 novembre 2016

Esofago di Barrett: Nuovo test potrebbe sostituire le endoscopie.

Posted by giorgiobertin su novembre 11, 2016

Gli scienziati del Cancer Research UK finanziati dall’UE hanno scoperto che una ‘spugna su una stringa‘ ingerita come una pillola può essere un test per identificare quali persone con l’esofago di Barrett hanno un basso rischio di sviluppare il cancro esofageo – risparmiando loro endoscopie scomode.

Researchers are looking at a new way of screening for Barrett’s oesophagus. People in the trial swallow a capsule with a piece of string attached to it. This contains a cytosponge. Once the capsule has dissolved, the sponge is pulled out collecting cells from the oesophagus which are looked at in the lab for early changes to the oesophagus. This video shows what it is like to have the cytosponge test.

Il test cytosponge insieme a test di laboratorio supplementari hanno rilevato che il 35 per cento (162) di persone con Barrett inserite nello studio (468) erano a un basso rischio di sviluppare il cancro esofageo.
I risultati mostrano che i pazienti con Barrett potrebbero attraverso test cytosponge essere monitorati dal loro medico di famiglia in ambito locale, per rilevare coloro che sono a basso rischio di sviluppare il cancro, piuttosto che avere endoscopie regolari in ospedale.

Il cytosponge è una piccola pillola attaccata ad un filo che si espande in una spugnetta quando raggiunge lo stomaco. Dopo poco viene tirato indietro fino alla gola utilizzando il filo, in questo modo avviene la raccolta di cellule dall’esofago per l’analisi (video).

La maggior parte delle persone che hanno esofago di Barrett non svilupperà il cancro esofageo, ma al momento non vi è alcun modo per identificare chi lo avrà e chi no. Il nostro studio è il primo passo per usare il cytosponge per rispondere a questa domanda” – afferma il professor Rebecca Fitzgerald, del Cancer Unit MRC presso l’Università di Cambridge.

Leggi abstract dell’articolo:
Risk stratification of Barrett’s oesophagus using a non-endoscopic sampling method coupled with a biomarker panel: a cohort study.
Ross-Innes CS et al. Rebecca C Fitzgerald, BEST2 study group
The Lancet Gastroenterology & Hepatology Published: 10 November 2016 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S2468-1253(16)30118-2
COMMENT
Cytosponge use in risk stratification of Barrett’s oesophagus
Liam Zakko, Prasad Iyer, Kavel Visrodia, Kenneth K Wang

Fonte: Cancer Research UK

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Individuata proteina chiave nel cancro alla prostata.

Posted by giorgiobertin su novembre 11, 2016

Gli scienziati del The Wistar Institute hanno dimostrato come una proteina chiamata TRAP1 – un importante regolatore della produzione di energia nelle cellule sane e tumorali – è un importante motore per il cancro alla prostata e sembra essere un obiettivo terapeutico prezioso per la malattia. I risultati sono stati pubblicati sul “Journal of Biological Chemistry“.

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I mitocondri sono conosciuti come la centrale elettrica delle cellule a causa del loro ruolo nella produzione di energia, e negli ultimi anni, la ricerca ha dimostrato che i diversi tumori sono in grado di manipolare i geni e le proteine responsabili della produzione di energia, al fine di aiutarli a sopravvivere.

TRAP1 è una proteina chaperone (classe funzionale di famiglie proteiche) che si trova in grandi quantità nei mitocondri delle cellule tumorali. Dai risultati dello studio è emerso che TRAP1 ha un ruolo nel promuovere la “fitness mitocondriale” di un tumore prostatico, rendendolo più aggressivo e meno sensibile al trattamento. Secondo i ricercatori la proteina potrebbe essere un bersaglio terapeutico “perseguibile”.

Stiamo continuando nel nostro programma di ricerca e sviluppo molto promettente volto a colpire i mitocondri nei tumori.” ha detto il prof. Dario Altieri Presidente e direttore del Wistar Institute Cancer Center.

Leggi abstract dell’articolo:
Transgenic Expression of Mitochondrial Chaperone TRAP1 Accelerates Prostate Cancer Development
Sofia Lisanti, David S. Garlick, Kelly G. Bryant, Michele Tavecchio, Gordon B. Mills, Yiling Lu, Andrew V. Kossenkov, Louise C. Showe, Lucia R. Languino, and Dario C. Altieri
Journal of Biological Chemistry First Published on October 17, 2016 doi: 10.1074/jbc.M116.745950

Fonte: Wistar Institute

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Scimmie paralizzate camminano con interfaccia cervello-colonna vertebrale in wireless.

Posted by giorgiobertin su novembre 11, 2016

I ricercatori del Swiss Federal Institute of Technology di Lausanne ed un altro laboratorio in Cina hanno inserito in un cervelleo di scimmia un impianto wireless – che stimola gli elettrodi di una gamba, ricreando segnali registrati dal cervello – consentendo agli animali con lesioni del midollo spinale di camminare.

Questo studio aiuta ad aprire nuove interessanti percorsi di ricerca clinica e nuove opzioni di trattamenti bioelettronici per i pazienti che vivono con paralisi“, afferma il bioingegnere Chad Bouton uno dei ricercatori.


Paralyzed primate walks again after brain-spine implant

Dei microelettrodi vengono impiantati nel cervello delle scimmie paralizzate e vengono prelevati e decodificati i segnali che erano stati precedentemente associati con il movimento delle gambe.”Abbiamo capito come estrarre i segnali cerebrali che codificano la flessione ed estensione dei movimenti della gamba con un algoritmo matematico” – afferma Chad Bouton.
Questi segnali vengono inviati in modalità wireless a dispositivi che generano impulsi elettrici nella colonna vertebrale inferiore, che innescano a loro volta i muscoli nelle gambe delle scimmie creando il movimento video.

Ora stiamo lavorando con le scimmie per cercare di garantire loro un migliore controllo del muscolo della gamba, in modo che possano non solo sostenere il proprio peso, ma anche mantenere il loro equilibrio ed evitare gli ostacoli“. conclude Bouton

Leggi abstract degli articoli:
A brain–spine interface alleviating gait deficits after spinal cord injury in primates
Marco Capogrosso, Tomislav Milekovic, David Borton, Fabien Wagner, Eduardo Martin Moraud+ et al.
Nature 539, 284–288 (10 November 2016)

Spinal-cord injury: Neural interfaces take another step forward
Andrew Jackson
Nature 539, 177–178 (10 November 2016) doi:10.1038/539177a

 

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